L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che “invecchiare è un privilegio e una meta della società”.
Certamente l’aumento della longevità evidenzia il miglioramento delle condizioni di vita ed i progressi della medicina, ma richiede programmi che investano in assistenza e benessere dell’anziano per promuovere un invecchiamento “in salute”. La ricetta per invecchiare “in salute” ha come punti cardini l’alimentazione e lo stile di vita: esiste infatti una differenza tra età anagrafica ed età funzionale, la quale dipende dallo stato di salute psico fisico del soggetto e non tiene conto di quella anagrafica.

L’alimentazione nell’anziano.
La nutrizione è il maggior fattore ambientale che influenza tutti gli aspetti della salute e delle aspettative di vita (Epigenome-wide association studies for common human diseases. Nat Rev Genet 2011).
Da vari anni la biologia epigenetica studia i meccanismi molecolari attraverso i quali vari fattori esterni all’organismo (tra i quali anche i nutrienti) possono alterare l’espressione genica.
Nel campo dell’epigenetica nutrizionale sono in atto studi per spiegare la natura dell’interazione gene-dieta, e tutti evidenziano come alcuni nutrienti possano rallentare le modifiche epigenetiche correlate all’età. Infatti se la sequenza del DNA non è modificabile e quindi l’invecchiamento non può essere evitato, tutti abbiamo invece la possibilità di modificare la nostra dieta e dunque “modulare”l’interazione tra i geni, l’invecchiamento ed alcune patologie ad esso correlate.

La popolazione anziana ha necessità nutrizionali specifiche,in particolare over 60 e over 75: infatti con l’avanzare degli anni diminuisce l’introduzione di cibo, in relazione al ridotto fabbisogno energetico causato sia da calo dell’attività fisica, sia da abbassamento fisiologico del metabolismo basale. Nonostante ciò,le vitamine e i minerali devono rimanere costanti o addirittura aumentare (Livelli di assunzione giornalieri raccomandati di nutrienti per la popolazione italiana SINU.LARN.2014).

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L’integrazione nell’anziano.
La malnutrizione è una problematica molto frequente nell’anziano, ed è dovuta a molti fattori, quali minor attività fisica, modificazioni della composizione corporea, maggior frequenza di malattie croniche e assunzione di farmaci con i conseguenti effetti anoressizanti, permanenza in residenze sanitarie e ospedalizzazione.
Una malnutrizione calorico-proteica è anche frequente causa di disordini immunitari, aumentata tossicità dei farmaci e maggior frequenza di cadute e fratture.
La gestione della malnutrizione deve iniziare con lo screening nutrizionale effettuato sistematicamente e monitorato periodicamente.
Gli interventi nutrizionali richiedono un percorso personalizzato in base alle condizioni cliniche e nutrizionali di ogni soggetto.
Gli integratori orali sono un valido supporto a disposizione del medico per integrare correttamente i fabbisogni dell’anziano.Coenzima_Q10

Perché gli anziani bevono poco?
Elemento di primaria importanza è la scarsa idratazione, comune a quasi tutta la popolazione “over 60”, perché il senso della sete si attenua col progredire dell’età (pare che il motivo sia la ridotta attività della zona cerebrale che controlla lo stimolo di bere) ma la richiesta di liquidi da parte del corpo è la stessa, anzi in particolari circostanze (es. nella stagione estiva) aumenta.
Per favorire l’assunzione di liquidi allora si consigliano all’anziano tutti gli alimenti ricchi di acqua, frutta, verdura, minestre e succhi.